domenica 30 giugno 2024

L'ASSASSINO SILENZIOSO

L’amore che si presenta alle spalle di notte
è un assassino silenzioso.
Scivolo tra le sue braccia
per sfuggire al mio destino.
Dibattersi, negare
cambiare il suo disegno con una poesia
bilanciare con i miei frammenti
il suo sorriso finale è l’ultima sciocchezza
di quest’uomo.
Stanotte non finirà così
Per molto tempo ancora
tralascerò quella virgola che fa da confine
tra la vita e i giorni vuoti.
E voltandomi ti bacerò come tu non hai mai provato
Mi ucciderai certo ma non sarà invano
ti accoglierò da solo
stanotte.
Come sempre sono stato
e ti guiderò la mano
e per un lunghissimo attimo
capirai.
Dopo sarà troppo tardi
Troppo facile
troppo rapido e lontano


Devo essere sincero “stanotte” piace anche a me: l’ho scritta di getto come se fosse già presente dentro la mia mente e non aspettasse altro che uscire. Era notte alta e dovevo liberare il cuore da un peso decennale e crudele, non serviva altro che scrivere e farlo con dedizione sincera. Dopo, un minuto solo dopo è trascorso un intervallo infinito: esso ha annullato qualunque malinconia, qualunque ridicolo pietismo.Io sono asciutto dentro quelle righe, non c’è nient’altro che la coscienza lucida di sè. Nessun rimpianto, la vita soltanto e l’amore o l’idea di esso, il profumo che chiunque lo abbia provato non dimenticherà perchè è una necessità senza do ut des, senza formalismi, senza età…solo io e quell’idea viva e terribile.

venerdì 28 giugno 2024

IL CERCHIO CHIUSO

Però in certe mattine silenziose e assenti come questa, quando apro il mio blog mi sento pulito; non devo dire a nessuno da dove vengo e dove mi dirigo. Quello che ho scritto mi sta davanti ed io lo guardo con grande serenità. Svaniscono le discussioni, le incomprensioni, gli asti, resto io solo e pulito, senza alcuna altra specificazione. Enzo, così com’è… 
Quando tutto finì ci vollero molti mesi di silenzio colmo e severo: l’idea antica sempre tenuta a bada, mai lasciata libera di riprodursi, cominciò a fare capolino. Non ottenne il risultato che avrebbe cambiato la sua vita trent’anni prima: la senescenza intellettuale ha decorso e prognosi diverse da quella corporale. Il tempo si era preso tutto il comodo per fare e disfare: il panorama finale era beffardamente identico a quello iniziale. Ho sempre odiato l’immutabile, mi uccide pensare che comunque ogni cosa abbia già un destino perfettamente stabilito; forse per questo quell’idea antica l’ho sempre trattata come un paria del mio repertorio mentale. Le cose che ho scritto in quarant’anni sono il tentativo di dare cittadinanza all’imprevedibile, spazio al nuovo e al rivissuto con piacere. Ma quando tutto finì io, non so come, ero rimasto vivo a contemplare il paesaggio della mia vita, senza avere stavolta alcuna scusante e alcun intermediario, era così, semplicemente così, una serie di gesti e emozioni intrecciati alle mie stagioni; avrei potuto invertirne i passi, camuffarne i tratti, sobillare gli assassini prezzolati delle altre vite. Avrei potuto ma il cielo era troppo chiaro ed io troppo serio. Ho qui il mio cerchio chiuso: lo decifrate chiaramente? Mi sono portato appresso la mia gentilezza antica, i miei disegni con le mani e tutte le parole che, senza di me, avrebbero avuto un’altra voce e un altro destino. Vi ho odiato con tutte le mie forze perchè segretamente vi ho amato più della mia stessa vita: adesso che finalmente tutto è finito posso stringervi la mano uno per uno. L’idea antica prevedeva questo ed io non lo avevo capito.

mercoledì 26 giugno 2024

ESTATE


Estate
Le parole sono suono
amano il suo abbraccio
dividono i giorni
ammantano le notti.
Frinire intontisce l’estate.
Mia madre mi disse che stavo
sull’uscio
con lo sguardo perso
dentro il loro tziiitziiiitziiiiiitziiiiiiiiiiii
per ore
per giorni.
Per una vita.
Frinire lascia sempre aperta una porta
accoglie i sensi diversi
il giallo dell’arsura
il verde misurato
e antico degli ulivi
che finisce nel blu lontano del mare.
Le parole sono cicale
alberi
aria tersa o imbarazzata
di nuvole
segni
lacrime e dita scivolate
sulle spalle di un abbraccio.
Commiato e sussurri
per non cessare l’ipnosi
di un sogno.




lunedì 24 giugno 2024

QUESTA E' LA MIA TERRA

La Sicilia in innumerevoli libri, come sfondo o palcoscenico di film o opere televisive: ovunque e in mille modi l’isola dove sono nato si presenta in scena. Ed esce spesso bastonata. E’ la sensazione fastidiosa della mancanza nonostante tutto, dell’assenza soprattutto, di una misura seria che gestisca l’arbitrio percettivo che si ha di quest’isola. Anche del mio s’intende. 
Se arrivate in fondo al tacco di questa nazione e guardate i tre chilometri d’azzurro che fanno da confine fra il Sud e il sud del sud dovreste sentire l’aria inconfondibile della frontiera: alcuni di voi sanno per aver letto o studiato, altri non hanno alcun interesse di sapere. Informarsi e riflettere fuori dai pregiudizi è terribilmente scomodo, meglio imbarcarsi con le certezze già acquisite, quelle di cui fanno parte le date sui biglietti di ritorno. Basta leggere con onesta attenzione quello che della Sicilia è stato scritto, dipinto, suonato…filmato, basta ascoltare per qualche minuto una discussione qualsiasi su di essa per capire che si parla e si ragiona su un falso evidente: una Sicilia unica. Riconoscibile e trasmittibile secondo stereotipi universali e scontati, per questo inossidabili; non è così. Chi in un modo o nell’altro ha attraversato quest’isola, qualunque sia il suo grado di cultura e gli inevitabili preconcetti che condiscono la sua vita, sa bene che la mia terra ha decine di facce. E’ una metafora lucida, perfettamente pirandelliana: cento, mille sicilie, quindi nessuna realmente adeguata ad un riconoscimento significativo. Dentro ogni sfaccettatura si viene risucchiati verso una logica elementare, quella che recita uno storico de profundis sociale e economico, l’unico apparentemente percepibile. Io l’ho vissuta sulla mia pelle questa impossibile oggettività che per vie traverse si coagula in un insieme di verità inconfutabili. Conosco quel tipo di smarrimento appena ci si avventura oltre i confini del già detto, so cosa significhi essere soli intellettualmente davanti al consesso di evidenti mancanze ingigantite e pasciute da analisi scontate. E’ anche vero che chiunque viaggi, anche se inconsciamente, vive del pregiudizio e del comodo luogo comune che ci fa vedere e visitare proprio quello che avevamo in testa prima di partire; è difficile partire nudi e tornare vestiti e , in fondo, non è questo quello che voglio. Anzi desidero il contrario perché la Sicilia è veramente un luogo dell’anima e non puoi giudicarla se non ne conosci la storia e la cultura che la permea da cima a fondo in modo totale. 
Sono nato qui e cammino qui, vedo ogni giorno facce diverse del mio osservare, di una diversità poco gestibile e scomoda. ”Dicono gli atlanti che la Sicilia è un’isola e sarà vero, gli atlanti sono libri d’onore. Si avrebbe però voglia di dubitarne, quando si pensa che al concetto d’isola corrisponde solitamente un grumo compatto di razza e costumi, mentre qui tutto è dispari, mischiato, cangiante, come nel più ibrido dei continenti. Vero è che le Sicilie sono tante, non finiremo mai di contarle. [...] Tante Sicilie, perché? Perché la Sicilia ha avuto la sorte di trovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, fra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione. Soffre la Sicilia, di un eccesso di identità, né so se sia un bene o un male. [...] “ GESUALDO BUFALINO in L’isola plurale. La stessa qualità e quantità di contrasti e opposti che sono gran parte del fascino dell’isola e anche la sua “insopportabilità”; lo stesso misterioso incantamento che fin da bambino mi riempiva gli occhi di stupore quando vedevo apparire il tempio di Segesta nella campagna severa dell’interno o il panorama immenso e aperto sul mare e le Egadi da Erice. Anche adesso mentre ne scrivo capisco di non poter essere obiettivo: il mito, l’apparizione e non l’essenza sono contesti che non possono produrre altro che ambiguità e incertezze. La Sicilia è un continente sia in senso stretto che in quello lato, potrei dire che possiede in massimo grado una bellezza paradossale, eccessiva e discontinua: quella propria di ogni frontiera, scomoda e sfuggente al dettato razionale dell’Europa che volendosene liberare cade ogni volta in un turbine di sensi ipnotico appena si lascia da essa sedurrre. Della Sicilia non ci si libera facilmente, anche se si tratta di un fascino pericoloso e incoerente: vorrei chiedervi però se avete mai amato facilmente l’assoluto, se vi siete mai confrontati con la serietà millenaria di uno sguardo di pietra o di una curva marina che si perde all’orizzonte. 
La posizione di arrogante centralità, conficcata in mezzo ad un mare antico e stratificato di genti e culture ha segnato il destino dell’isola, oggi come ieri. I migranti dall’Africa che approdano sulle coste di Lampedusa, gli uomini del Nord i cui sovrani riposano nella cattedrale di Palermo, i greci col nostro stesso sangue da sempre ospiti delle sue coste, e poi i turchi pirati e l’islam che ancora canta fra le sue strade e nelle sue architetture, e l’Europa nobile e colta con la sua letteratura percorsa dall’humus siciliano oltre ogni ammissibile limite…i liberatori di sempre, infine, più o meno smentiti dagli esiti delle loro migliori intenzioni. E’ lì l’origine della qualità speciale della narrativa e della letteratura siciliana: dentro il deficit e l’insicurezza, dentro il disagio di chi vive ogni ora sulla frontiera di un possibile e definitivo collasso. Lo scrivere è la nostra redenzione, l’unica possibile e, come tale, portata ai massimi livelli ; Federico de Roberto, Sciascia, Verga, Lampedusa, Pirandello, Piccolo, Brancati, Bufalino…Camilleri e ne lascio fuori un numero troppo elevato, sono il messaggio lanciato nello spazio sociale e umano di un’altra realtà che ci è ostile, incredula e vigliacca, che non vuol credere ad un’esistenza ai limiti della decenza, che irride il sogno perfetto di chi supera perché ha compreso per caso o sa troppo per studio. Non mi pongo il problema di chi voglia credermi oppure no, la storia scuote da millenni coi suoi marosi la Sicilia e noi senza un perché decifrabile siamo ancora qui in eterna attesa di una nuova legge, un nuovo segno che spiegherà alfine questo lungo e fantastico sonno della ragione. Nostro che di molti altri non c’è materiale.

sabato 22 giugno 2024

VIA DOMENICO COSTANTINO

Sono nato nella tarda mattina di 73 anni fa, a Palermo in via D.Costantino al num. 16, una parallela della via Notarbartolo. Sono nato a casa di mio nonno Vincenzo perché allora era questa la consuetudine assieme a tante altre ormai svanite nel tempo. Quella casa la ricordo bene, sento ancora l’odore buono del tabacco che don Vincenzo fumava seduto nell’ampia poltrona del soggiorno; la finestra spalancata sul grande giardino della villa del barone Pottino. Di alcune cose la memoria non ci lascia mai, sopravvive in una dimensione a se stante, indipendente da tutto. Lo sguardo d’acciaio di mio nonno e le sue mani enormi ad alzarmi il mento quando combinavo qualcosa fanno parte di essa. Concretamente non c’è più nulla di loro e di quel mondo; la camiciaia in via G. di Marzo se n’è andata 20 anni fa, le sue camicie su misura erano l’unica cosa che faceva sorridere don Vincenzo…le camicie in purissimo cotone bianco e forse qualcos’altro. Ricordo mia madre, un tempo lontano per entrambi - Ho il cuore scuro - mi diceva certe mattine. Ed io - Perché?-
- Per niente - mi rispondeva, ma poi si correggeva - Per i ricordi -
Adesso sto qua e in cento altri luoghi; mi appartengono tutti e non ce n’è uno che non mi sfugga. Ho visto girare il sole sul cortile della mia vita e non mi è piaciuto: ma la luce di questo tramonto placido riesce ancora ad inebriarmi. Una vera cittadinanza però non riesco a trovarla o, forse, non mi basta questa isolana. I siciliani stanno aggrappati orgogliosamente alle loro coste ma guardano fuori in un impossibile desiderio di comunione. Oggi mi deve bastare il mio riflesso sulla vetrina del negozio in via Libertà: a lui confesso la mia incredulità, li ho compiuti davvero! E’ bastato distrarsi un attimo, una piccola svista e l’anno in più è già qui…e io non sono preparato. Non lo sono stato mai.

giovedì 20 giugno 2024

ASSIOMI IMPERFETTI



Sarebbe necessario avere un’idea precisa del termine “Nazione”, del suo significato culturale in senso lato, storico, culturale e religioso: in rete pare ce l’abbiano in pochi e si gioca pericolosamente con tale ignoranza. Si gioca in modo scorretto. L’assioma secondo il quale non si debbano impedire migrazioni di entità simili a quelle degli ultimi anni ma anzi le si debba favorire è PURA FOLLIA. Non ha alcun senso a meno che non si stia perseguendo una precisa strategia mirante a una nuova pulizia etnica applicata col metodo della sostituzione progressiva di una popolazione sull’altra, di una eradicazione dei principi economici culturali di certi popoli a favore di altri. Io non sono d’accordo e lo affermo in modo netto: l’islam non mi piace e non lo voglio tra i piedi. Questa affermazione, è grave me ne rendo conto, ma come si fa a separare una fede come quella nell’islam dalle sue conseguenze civili e sociali? E’ possibile sorvolare allegramente sulla realtà concreta di una società islamica come si vede chiaramente in tutte le realtà in cui questa religione domina il panorama umano? E’ lecito negare che tutti i paesi islamici sono teocratici? Come posso da occidentale dimenticare la storia del mio continente, lo spirito culturale, religioso, politico di questo ultimo millennio, posso far finta che S. Francesco, Giotto, Michelangelo, Lutero, Voltaire, i roghi…mio padre e mia madre svaniscano perchè ci sono altre realtà più importanti e nuove? Rimescolare le carte in ossequio a tendenze e ideologie imposte da una pseudo cultura da web pilotate da un europeismo a senso unico non fa per me. Non mi piacciono coloro che dopo decenni di lotta per la laicità dello stato e dei cittadini, dopo prese di posizione durissime nei confronti del Vaticano e della idea cristiana di società, dopo anni di scrittura sulla liberazione femminile, non alzano un dito, non scrivono un rigo non cantano una canzone contro il mondo islamico ma invece scrivono in rete felici e beati del suicidio intellettuale verso cui stanno precipitando. O sono pazzi o sono ipocriti: li disprezzo in entrambi i casi. Guardate per un attimo le coste dell’Africa settentrionale e della Turchia, osservate la posizione geografica di Grecia, Italia, Sicilia, Spagna, analizzate gli itinerari e i confini nazionali e pensate a chi vive dentro di essi. Questa è l’unica e seria cosa da fare prima di sparare giudizi etici e affrettati sui fatti degli ultimi dieci anni nel Mediterraneo; l’islam e non solo la sua povertà endemica si sta diffondendo a macchia d’olio sul vecchio continente. A chi giova? Al mondo femminile senz’altro no: qualcuno mi spieghi allora come mai è soprattutto il mondo femminile a appoggiare una simile causa. Le donne di cultura, con buone letture alle spalle, con una vita di sacrifici spesso misconosciuti, con un’idea chiara e forte della propria identità sociale e culturale NON PRONUNCIANO UNA SILLABA CHE SIA UNA contro lo scempio legalizzato che l’islam pratica sul mondo femminile! Una parola care blogger dei miei stivali su atti sociali che da noi si chiamano stupro, pedofilia, schiavitù etc etc e sui quali voi invece siete disposte a leggiadre giravolte pur di dimostrare che sì va bene così e bisogna comprendere. La cosa sconvolgente è la reazione che avete appena qualcuno/a ve lo fa notare: scandalo e acredine a gogò, puzza sotto il naso e ironia a un tanto al chilo. Tenetevi stretta questa idea, resto della mia e non intendo favorire in alcun modo la trasfusione di quel mondo nel mio per vederlo sparire entro i prossimi trentanni.

martedì 18 giugno 2024

LENTIGGINI

Ho scritto per lunghi anni sino allo sfinimento, spinto da una febbre in cui il compiacimento era solo una piccola parte e il bisogno di verità e assoluto la segreta richiesta. Ne sono uscite cose come quelle che leggete: sono la mia verità? Sì lo sono e possono essere tenute in mano liberamente. Non rappresentano dogmi intoccabili, esprimono solo il mio desiderio di restare, il bisogno di non morire all’oblio delle emozioni e dei sentimenti che mi hanno sorretto nella vita. 
Sono la mia testimonianza, curata, levigata…amata. Io veramente non ho altro e non so scrivere di altro. Non so come ci stia riuscendo ma il tempo, frantumato in mille cocci, si sta assommando qui. Questa casa sull’acqua raccoglie molte delle mie stagioni e il passato rientra a cavallo del presente, il futuro che verrà si nasconde con malizia tra le pieghe di una metafisica provvisoria. Non ho alcun progetto.


Non mi liberai ieri
dello scandalo d’esistere.
Non lo farò nemmeno oggi
preferendo la leggerezza di
pensare
ai giorni in cui pesavo
poco
e il viso avevo di lentiggini
pieno
come di papaveri in estate un
campo di grano.
Quel che fui mi trasfigura
ogni giorno,
quel che sono non riesce nemmeno
ad ingannarmi.


domenica 16 giugno 2024

CIAO DOMENICA

Ciao domenica, perchè ti nascondi sempre dietro il sabato? Quando la finirai di prendermi in giro? Ci penso a volte che è tutto inutile e lo faccio ugualmente. Ci credo, sono talmente stupido da crederci nonostante tutto, così m’imbarco in questo rimasuglio di settimana, lo infarcisco di molte cose, una meglio dell’altra, sono appeso ad una musica che ho ascoltato da qualche parte. Dove non so, ma suona eh, suona in modo meraviglioso, diventa il mio pifferaio magico. Dovrei scrivere un post enorme altrimenti dove la metto la mia vita? Ho capito, ho capito, lascio un po’ di cose in giro, rimasugli di me, frammenti che spiegano e poi ti lasciano a mezzo, non dovrebbe essere così ma così è. Non sono più da nessuna parte; questa domenica che domani mi lascerà innamorato deluso si ripresenterà prima o poi.
– Non mi dai un bacio?
– Ti amo
– Io no
– Non importa, non importa mai. Accidenti, perchè non importa mai?
– Mi hai. Mi hai avuta. Non mi avrai mai più. Nessuno mi avrà mai più
– E’ la cosa più bella che tu mi abbia mai detto
– Scrivila allora.
 SCRITTA!

venerdì 14 giugno 2024

LETTERA NEL VENTO

Che ne sai dell’alito caldo che scende talvolta sulla mia terra? Io l’ho solo presagito ieri sul far della sera, un breve momento di attesa poi è iniziato. Ma tu non puoi sapere che lo scirocco è un confine nella nostra vita, un paletto da cui ripartire alla ricerca di una nuova frescura. Eri bellissima davanti al mare che ci vide diversi. Immobile il tuo corpo, l’abito unica parte viva su di te. Il vento caldo come sciroppo denso ci avvolgeva ed io sognai un’estate lontanissima e sospesa come questa quando ogni cosa doveva cominciare. Ma tu non sai, hai voluto dimenticare, io non potevo fissato dal vento in un sogno inutile ma necessario. Tu non hai bisogno di sapere che il tuo violino suonò per quest’ uomo un accordo lunghissimo che è rimasto su di me che sono una viola, compongo solo una biscroma al giorno. Troppo poco per difendersi dallo scirocco che avvolse le nostre vite. Tu sei altrove adesso, se una finestra dondola o sbatte la chiudi per non ricordare quella costa, il mare e il nostro silenzio.

mercoledì 12 giugno 2024

Geografie




 Il tempo con cui tutti giochiamo e che ci truffa ogni giorno che passa. 
Il tempo che in realtà non è mai stato nostro
 e che noi abitiamo credendo di essere altro 
che semplici comparse. 
Il mio tempo finito.

lunedì 10 giugno 2024

Fuori discussione


Affermare che nel mio blog è presente la gran parte del mio mondo non è una battuta: chi mi legge mi legge dentro; è un rischio ( non calcolato) ma è così. La scomparsa dell'autore non implica quella del suo mondo intellettuale, almeno non dovrebbe essere sempre così, ma oggi al netto di qualsiasi discussione finalmente io sono fuori discussione. 
Non ci sono riuscito con pervicace volontà, figuriamoci se ne ero capace, negli ultimi anni ho ripreso e lasciato questo ambiente altre volte. Oggi è accaduto in modo fisiologico: così un momento prima di decidere una chiusura programmata mi è arrivata dalla vita una comunicazione di “fine corsa”. Nessuno in rete sopporta la mancanza di relazioni, è già difficile in condizioni normali ma senza il do ut des del commento un blog affonda nelle sabbie mobili del web e sparisce del tutto. A meno che non si tratti di scritture di spessore elevato ( nei blog è merce rara) svanito il colloquio svanisce appresso a esso anche il blog. Sono certo così che la mia decisione sarà la fine di tutti i miei blog: tra qualche settimana non ci sarà più alcuna visita e nessun lettore. 
Mi sento un po' scemo a riflettere su tale argomento, oggi più che mai confrontandomi con problemi estremamente più importanti e seri, la questione mi ha ossessionato per molti anni e mi ha creato grandi problemi in questo ambiente. Lasciare la mano è indispensabile quando il proprio ciclo si è chiuso, coloro che mi hanno seguito in questi anni e sanno di questa mia abitudine ricorrente forse sorrideranno un po' infastiditi ma stavolta è un gesto definitivo, quindi radicale nei suoi effetti. Se tra essi vi sarà anche un po' di delusione e quasi una sensazione di tradimento per un rapporto interrotto così bruscamente penso sia vero, doloroso ma inevitabile. A alcuni di voi avevo persino indicato il link di questo blog sperando di riuscire a recuperare il tempo perso: avevo una forza e una fede che ora non ho più, mi dispiace profondamente ma è ora che io vada. Infine ho pensato di togliere la moderazione d’ora in poi: non serve più. La finestra commenti resterà aperta, se volete commentatevi tra voi…oppure lasciate un ricordo: un blog altro non è che un diario virtuale, se lo lasci a vista può essere sfogliato, io la vedo così. D'ora in poi tutti i post, ovunque pubblicati ( ve ne sono altri sparsi in giro nel web, lasciati in disordine apparente- se vi capita vi inciamperete contro) sono stati programmati, ciò che non si è potuto programmare resta fissato in modo stabile. Solo una decisione estranea al sottoscritto potrà cancellare questi testi, dipenderà dalle scelte delle piattaforme di appartenenza. 
E’ stato spesso un piacere. Enzo rasi