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E’ una variabile personale il tempo, il mio tempo diverso dal tuo; in verità non è nemmeno mio, con me scherza, ogni tanto discute…poi mi volta le spalle e se ne va per la sua strada. Così anche questo Natale, l’ennesimo, giunto puntuale per sé ma non per le mie aspettative. Ho dovuto lavorarci sopra nelle ultime ore, mi sono guardato intorno e ho visto il mio identico smarrimento, mascherato meglio però. La luce di cui parlarono i profeti galleggia nel cielo solo per chi sa e vuole vederla, per tantissimi altri è una fiction ben orchestrata. Ho trascorso alcuni Natale al buio ma ho letto a lungo che la Luce esiste essa è, siamo noi a colorarla e a chiamarla coi nomi più svariati: per chi ha fede essa è il soprannaturale che incrocia il cammino dell’uomo, per chi guarda solo alla realtà concreta è un obiettivo di riflessione ed umana solidarietà. Per me, bambino, fu neve e meraviglia, concerti di Natale e mia nonna col naso freddo in Piazza Duomo a Milano. Poi, negli anni, velocemente non fu più nulla, solo il venticinquesimo giorno dell’ultimo mese dell’anno. Ora è quasi silenzio e parole bisbigliate per destare il ragazzino che fui con una dolcezza che avevo scordato. Quanto mi piacerebbe regalarvene un po’…Auguri.

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Se non si ha anima, se non si vuole vedere al di là dei propri confini regionali, se si preferisce sempre e comunque affidare il proprio destino intellettuale ad ideologie che parlano un dialetto che rinuncia a diventare lingua, in questo caso non tanto baracconi evidenti come Benigni o Sanremo diventano stucchevoli ma noi come insieme che fingiamo un abbraccio che diventerà mortale, e ci lascerà soli chi al di qua chi al di là di uno stretto.
Da molti anni a cicli, penso di aver compiuto una lunga traversata: i miei pensieri spettinati e costretti poi ad un educandato severo. Un supplizio! Scrivere è una liberazione, la mia: mi inchioda su un pensiero, mi addensa , finalmente, per un lungo e interminabile attimo è lei la mia padrona assoluta ed io il suo amante totale! Scrivere diventa la mia vita perenne, il senso definitivo che mi assolve dal peccato di fornicare coi giudizi altrui. E’ una mistificazione, ovviamente, un gioco degli specchi; nessuna traversata riesce ad allontanarmi dalla sensazione di colorati dejavù, il web è stracolmo di essi… così dopo aver scritto penso sempre che a queste righe non ne potranno seguire altre, che queste righe siano totali e intoccabili, sintesi perfetta della fine e del nuovo inizio: una clessidra e noi polvere là dentro.
Io NON amo la cultura occidentale che mi ha generato con i paraocchi e so bene quanti roghi si sono accesi nel vecchio continente dal medioevo in poi: io non voglio ritornare a quella stagione dell’umanità, voglio leggere tutto e di tutto, voglio continuare ad ascoltare la musica del vecchio e del nuovo continente, voglio ammirare senza vergogna i maestri del rinascimento italiano, commuovermi davanti ad un Tiziano o un Raffaello o un Caravaggio o davanti ad un cupola del Bernini.